
L’arte di accompagnare le fragilità familiari: il volume di don Simone Vittorio Gatto ispirato da “Amoris laetitia”
La pubblicazione propone un approccio pastorale concreto e radicato nella vita delle famiglie ferite

Le difficoltà di essere genitori: «Chiamati a crescere insieme». Caterina e Antonino ci raccontano la loro esperienza durante il lockdown e quel "tempo perso" recuperato coi loro figli.
Se per educare bisogna usare «mente, cuore e mani», il ruolo di chi come noi è genitore per vocazione e scelta vocazionale, è divenuto un modo per provare a noi stessi e ai nostri figli (Giuseppe, Anna ed Emanuele), quanto la famiglia nonostante le nostre diversità sia un luogo di ricchezza sociale dove la solitudine non può e non deve trovare spazio.
Ci narravano coppie di amici, genitori di figli unici, quanto soprattutto durante la prima fase emergenziale fosse stato duro far vivere ai ragazzi una dimensione sociale che non andasse oltre “le relazioni da remoto”; noi abbiamo avuto la grazia invece, nonostante i timori e le incertezze, di sperimentare e vivere ancora di più l’essere famiglia che, “il normale vivere quotidiano” ti sottrae.
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Fare insieme colazione, pranzare e cenare allo stesso orario, cimentarsi in cucina per preparare biscotti o torte che avremmo consumato insieme, collegarsi alla diretta in streaming della Messa domenicale e assaporare «una lentezza di gesti e comportamenti» rituali non scanditi dalla velocità degli impegni esterni.
Abbiamo sperimentato le difficoltà della convivenza e le ansie nel conciliare lo smart working e la didattica a distanza di 3 figli in fasi di crescita differenti; in molti momenti abbiamo provato lo smarrimento e la responsabilizzazione dell’essere l’unico polo educativo per loro, anche se la nostra parrocchia, che è la parrocchia del Loreto, ha da subito mantenuto con l’Acr - l’impegno vivo di un appuntamento da remoto ogni sabato, che, per i nostri figli, è stato uno specchio sul mondo e, per noi, un modo per sentirci parte di una Comunità nonostante l’isolamento del virus.
Abbiamo dato tanti abbracci e baci, noi, ai nostri figli, quasi per compensare quelli che non si potevano e non si possono dare in questo periodo, e ci siamo guardati e fermati a guardarci di più negli occhi come coppia perché, anche gli sguardi fugaci di chi pensa che tutto già sia scritto e non in divenire, che tutto sia compiuto, giunto al culmine con il matrimonio e non già l’inizio di un percorso, non aiutano il ruolo educativo: siamo chiamati ad educare insieme e a educarci tra noi.
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Ci sono stati momenti di sconforto e ancora ci sono, perché il senso di inadeguatezza nei confronti di un ruolo così grande, a volte sembra sopraffarci, ma guardandoci negli occhi e non tacendo le nostre difficoltà. Nella sua tragica repentinità, la pandemia ha infine evidenziato quanto il ruolo educativo del genitore sia unico e insostituibile. Ci ha fatto brutalmente realizzare a distanza di pochi giorni, come ogni altra dimensione sociale, culturale, istituzionale possa essere limitata, ma non la famiglia.

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