
Don Italo Calabrò, l’uomo che cambiò Reggio
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Le suore del "Lucianum" al servizio delle anziane. Una mattinata in struttura tra preghiera, sorrisi e servizio: ecco la Pastorale della compagnia.
Hanno da poco festeggiato i novant’anni di un’ospite. La sala è ancora coloratissima; al nostro arrivo le anziane della Casa di fraternità “Lucianum” a Reggio Calabria stanno recitando il Rosario. Ad accoglierci sono suor Celia, la superiora, e suor Consuelo.
Entrambe spagnole, appartenenti all’ordine di Sant’Angela della Croce. Fanno della povertà evangelica il loro stile di vita. Impossibile ritrarle in una foto, ma col passare dei minuti iniziano a raccontarci la loro scelta di vita: «Viviamo una dimensione apostolica e contemplativa allo stesso tempo proprio come ha voluto la nostra fondatrice. D’altronde se non dalla preghiera dove possiamo trovare la forza necessaria per svolgere questo servizio?».
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Gli occhi cerulei di suor Consuelo sanno di cielo, lo stesso che le religiose gustano nel farsi sorelle minori delle anziane ospiti del “Lucianum”, fondazione della parrocchia reggina di Santa Lucia che accompagna tante donne con la “pastorale della compagnia”. «Il coronavirus - ci dice suor Consuelo - ha peggiorato la loro situazione.
Soffrono terribilmente per non avere le carezze di familiari e volontari, le cui visite sono centellinate o annullate del tutto». A sostenere l’opera delle Suore della Croce sono le operatrici della struttura. Per loro, quello svolto al “Lucianum”, è molto più che lavoro: «È un fatto d’amore - ci dice Daniela Morabito - perché condividere la vita di queste donne ci insegna davvero tantissimo». «Qui è come essere in famiglia aggiunge Caterina Navella - e l’esempio delle suore per noi è importante. Vederle all’opera ci mostra il vero volto del servizio».
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Tra le operatrici, Eugenia Vigo è un punto di riferimento un po’ per tutti. Da vent’anni lavora al “Lucianum” e, nel raccontarci la sua esperienza, a tradirla è l’emozione: «Sembra una frase fatta, ma alla fine di ogni giornata se devo pesare chi dona di più, indicherei certamente le ospiti rispetto a noi operatrici». Il clima evangelico, infine, è confermato Italia Feroleto, ospite del “Lucianum” da 15 anni: «È come vivere in hotel a cinque stelle».
La signora Feroleto ha un’ultima battuta per don Mimmo Cartella, parroco di Santa Lucia e presidente della Fondazione: «Ha una parola d’affetto per tutti noi. E se delle volte sono un po’ sgarbata sa sempre perdonarmi e ricominciare da zero».
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“Da parte mia c’è la disponibilità a mettermi accanto a voi come ‘discepolo’ che è chiamato a imparare, nell’ascolto condiviso che aiuta a ‘discernere insieme la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto’ (Rm 12,2), al servizio della fede di tutti, alimentando la speranza, vivendo la fraternità evangelica nella carità […]
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