32 anni fa la nascita al cielo di monsignor Ferro, il «vescovo santo»
Oggi alle 18, nella Basilica Cattedrale di Reggio Calabria, monsignor Umberto Giovanni Latella presiederà una messa in suffragio
Monsignor Fortunato Morrone ha incontrato la Consulta delle Aggregazioni laicali reggine. L'arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova ha così conosciuto ventisette gruppi presenti in diocesi.
L'appuntamento nel cortile della Chiesa degli Ottimati, nel centro storico cittadino. Un incontro di quasi tre ore dove monsignor Morrone si è dedicato all'ascolto dei carismi e delle sensibilità presenti.
Tanti i temi trattati, molti correlati all'attualità dell'annuncio tra territorio e pandemia. Proprio su questo aspetto si è moltiplicato l'appello di «fare davvero rete» per sostenere in difficoltà. In particolare, poi, occorre uno sguardo più attento sulle disabilità per rendere effettiva l'inclusione delle persone nelle comunità.
Sotto il profilo sociale, poi, grande comunione d'intenti rispetto alla sanità pubblica e il rispetto della "casa comune", come invita papa Francesco nella Laudato Si'.
Poi, si richiede una maggiore formazione di laici e presbiteri per superare due derive pericolosissime: isolamento e autoreferenzialità. Una spinta propulsiva per aprirsi ai giovani e accompagnarli nella "restanza", cioè contrastare l'esodo generazionale.
Nell’ultima mezz’ora l’arcivescovo ha voluto raccogliere i diversi spunti facendo alcune sottolineature e concludendo con uno specifico mandato ai gruppi.
Con una provocazione: «Siete disposti a scomparire?». Parole pungenti quelli dell'arcivescovo Morrone che non ha lesinato gratitudine ed incoraggiamento ai laici reggini. «Dio si fida di noi, più di quanto noi ci fidiamo di Lui; ci spinge ad alzare l’asticella, in particolare con i giovani, a osare di più mettendoci direttamente in gioco da adulti», ha detto Morrone.
I laici cristiani, oggi in particolare, sono chiamati a leggere i segni dei tempi, che non vuol dire rincorrerli. Èun grande lavoro di discernimento, che monsignor Morrone chiede di fare insieme sin da subito partendo dal discernimento personale.
In tal senso, l’arcivescovo ha invitato la Consulta ad essere l’altro suo orecchio, insieme al Consiglio presbiterale e dentro gli organismi di partecipazione, per contribuire all’ascolto della diocesi nella libertà dei figli di Dio.
Se le nostre comunità, le nostre messe parrocchiali, vedono sempre meno presenze, fuori da ogni logica aziendalistica o di numeri, non è necessario porsi alcune domande e darsi tutto il tempo necessario per capire dove vogliamo andare?
La bellezza del cammino insieme che si apre davanti, sinodale appunto, è proprio in questo mare aperto che siamo chiamati a navigare sapendo di essere sempre sostenuti. Occorre mettersi in gioco, fuori da regole e formule che ci stiamo dando da tempo, spesso prescindendo dalle stesse persone che siamo chiamati a servire, dalla reale comprensione delle loro gioie e dei loro dolori.
«Aiutiamoci a stimarci, conosciamoci per stimarci, per rinnovare questa terra»: alla fine don Fortunato si congeda con questo invito a essere gli uni per gli altri non la «città fortificata chiusa», ma la «città sul monte», e, in quanto cristiani «autenticamente umani». Quanto più stiamo dietro al Signore, tanto più la nostra vita cristiana si “umanizza”, per crescere in quell’umanità espressa dalle nostre varie testimonianze.
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Dall’Hospice all’Emporio Caritas, il presule ha avuto l’opportunità di toccare con mano diverse realtà che operano al servizio del prossimo. Proficuo il confronto con giovani e amministratori.
Il convegno sulla figura e l’insegnamento del priore di Barbiana sarà ospitato nell’aula magna dell’istituto teologico arcivescovile della città dello Stretto.