Avvenire di Calabria

Il presule ha rivolto parole di misericordia: «È necessario garantire il diritto alla speranza»

Morrone al carcere di Arghillà per incontrare i detenuti

Sabato scorso la visita all’Istituto penitenziario. L’omaggio dei ristretti: un veliero

di Redazione Web

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Per la terza volta dal suo insediamento, l’arcivescovo di Reggio Calabria, monsignor Fortunato Morrone incontra i detenuti del carcere di Arghillà, nella periferia Nord di Reggio Calabria. Il momento di dialogo e confronto è avvenuto nella sala della biblioteca dell’Istituto penitenziario.

Morrone visita il carcere di Arghillà, un incontro all'insegna della speranza e della misericordia

Sabato scorso l’arcivescovo Fortunato Morrone ha varcato per la terza volta in un anno le soglie del carcere di Arghillà per incontrare e abbracciare i detenuti ristretti nell’Istituto penitenziario. Ha consegnato loro un messaggio non solo legato alla dinamica della preghiera, ma anche fondato sulla misericordia che è forse il più universale dei contenuti del Vangelo.

L’arcivescovo, nella sua visita, è stato accompagnato dalla Garante dei diritti dei detenuti, avvocata Giovanna Russo, dalla Comandante della Polizia Penitenziaria Maria Luisa Alessi, dal Cappellano delle carceri padre Carlo Cuccomarino Protopapa e dalla collaboratrice pastorale suor Elvira Cisarri, dal referente degli educatori dottor Domenico Speranza, dal componente dell’ufficio del garante avvocato Carmelo Lazzaro.


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Nella sala biblioteca del carcere circa settanta detenuti hanno partecipato ad un dialogo profondo, consegnando all’arcivescovo riflessioni sentite, in un clima semplice e in pieno spirito sinodale.

La Garante Russo ha dato lettura di un testo che interpretava i sentimenti della popolazione detenuta, dal quale traspare riconoscenza e ringraziamento nei confronti dell’arcivescovo Morrone. I carcerati, inoltre, hanno regalato un veliero all’arcivescovo. Riportiamo in versione integrale il testo della lettera:

La lettera dei detenuti del carcere di Arghillà a Morrone: «Il nostro grazie»

“Eccellenza reverendissima buongiorno, benvenuto tra noi,

con immensa commozione La ringraziamo per questa sua visita ad Arghillà. Vogliamo accoglierLa con il ricordo di alcune sue espressioni dello scorso anno: "Ho chiesto di iniziare il mio ministero episcopale da qui, perché la vostra condizione, qui dentro, non è normale. Anni fa ho avuto un parrocchiano detenuto a Terni che mi disse, parlando del carcere: "questa non è casa mia", ecco io dico a voi questo non deve essere casa vostra, voi dovete andare oltre e vivere questo tempo come un momento di grazia, per ritrovare il bene". Poi ecco riecheggiare le parole di uno di noi nel leggere una lettera "E' sempre possibile ricominciare per vivere una vita migliore". A quelle parole Lei ha chiesto: "Chi di voi è padre?" C'è un giovane detenuto che dice di essere non solo padre ma anche nonno, ed allora Lei rispose: "Così come tu amavi tuo figlio prima che venisse al mondo, mentre era nel ventre della tua donna, il Padre vi ama. Gesù ci dice che Dio ci ama indipendentemente da quello che facciamo. Dovete ritrovare il senso del bene, dovete trovare nel vostro cuore l'amore del Padre e rinascerete. Siamo tutti prigionieri del nostro egoismo. Ma vi invito a scoprire il bene che c'è dentro ognuno di voi: questo periodo di grande sofferenza, però, vi offre la possibilità di riflettere su questo: il carcere non è casa vostra. Ribellatevi nel profondo del vostro cuore: puntate al meglio di voi, si può ricominciare. Questo è il Vangelo".


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A distanza di un anno dalla sua prima visita ci sentiamo dei privilegiati e lo siamo, perché con tutti i mali che attanagliano la nostra terra, le avversità e le persone sofferenti, che sicuramente sono più bisognose, nonostante i suoi innumerevoli impegni, quale rappresentante della Chiesa, Lei ha voluto dedicare il Suo tempo a noi.

La Sua presenza è per tutti un grande segnale di speranza, ci dona forza e coraggio, restituendoci quella dignità che noi spesso dimenticati e considerati "tra gli ultimi della società", rischiamo di perdere sprofondando nel buio e nell'angoscia della vita carceraria.

Come narra la parabola del Vangelo di Matteo del "fico sterile", abbiamo bisogno di concime, per tornare un giorno a dare buoni frutti. Non vogliamo essere recisi come rami secchi e poco sterili, ma avere la possibilità di rinascere e tornare attraverso un percorso di fede e di rieducazione, ad essere parte del mondo. Sono meravigliosi, l'amore e l'attenzione che Lei ha sempre dimostrato per noi detenuti, le parole ed i messaggi pronunciati durante le Sue visite nei due plessi reggini. I messaggi con i quali cerca di penetrare i cuori delle genti e scuotere le coscienze. I Suoi occhi esprimono tutti quei sentimenti di misericordia ed amore sincero che prova per la gente povera e per le periferie di questo territorio. Lei è un segno tangibile di fede, di speranza e misericordia. Quella di cui sentiamo di aver tanto bisogno.

Lei è un grande esempio di misericordia, di amore, di speranza e carità verso il prossimo in quanto emarginato, diseredato o povero egli possa essere. 

Preghi Eccellenza con tutti noi, perché i nostri errori diventino profondo e sincero pentimento, nonché fonte d'insegnamentoper non tornare a sbagliare e vivere la nostra vita futura da veri figli di Dio.

I detenuti del carcere di Arghillà hanno regalato questo veliero all'arcivescovo Morrone

Preghi con noi, affinché ci venga data la possibilità di tornare a vivere quanto prima la quotidianità della vita esterna, alzandoci al mattino per andare a lavorare per poi tornare la sera nelle nostre famiglie.

Preghi con tutti noi, perché la società comprenda che siamo peccatori, come tutti, che anche noi siamo capaci di redimerci da ciò che abbiamo commesso, che siamo capaci di amare, e di provare dei sentimenti come ogni altro essere umano. 

Preghi con tutti noi per le nostre famiglie, perché abbiano la forza ed il coraggio di continuare ad affrontare in nostra assenza gli ostacoli che la vita preserverà loro, che non si lascino abbandonare alla disperazione e che il Signore possa dare loro la forza di continuare a starci vicino ed a rafforzare la nostra unione ed il nostro amore con loro.

Preghi con noi Eccellenza, perché il mondo istituzionale abbia il coraggio di affrontare e risolvere quanto prima le problematiche della riforma delle carceri, mantenendo al contempo alta l'attenzione sula dignità ed il recupero del carcerato.

Preghiamo insieme per la pace nel mondo, perché si possa porre fine a tutte le ingiustizie, le persecuzioni, le violenze, le discriminazioni razziali e di religione, ed ogni forma di violenza. Preghiamo per il mondo che ruota attorno a noi che giornalmente si prodiga per portare aiuto, speranza, amore e vicinanza a tutti i carcerati che sono soli, senza famiglia o senza disponibilità economiche, senza distinzione di etnia, sesso o reato commesso.

Da ultimo, Eccellenza consenta a noi di pregare per Lei:

Perché Dio La benedica e possa continuare a sorreggerLa nella Sua opera di vicinanza ai suoi figli, bisognosi di misericordia;

Perché il Signore possa sostenerLa nel continuare a diffondere il Vangelo che con forza e perseveranza sta trasmettendo,

Perché Dio, continui a darLe la forza e la perseveranza, di visitare noi e tutti coloro che ne hanno bisogno. Il Suo messaggio d'amore e tenerezza per noi possa continuare a riecheggiare all'infinito.

Il veliero simboleggia il viaggio, la libertà ed il coraggio di chi affronta la vita. Nato per affrontare il mare aperto, il veliero rappresenta il simbolo di coloro che affrontano le situazioni di estrema difficoltà e di coloro che non temono le sfide più ardue; ma è anche il simbolo di coloro che sono alla ricerca di un nuovo inizio, lasciandosi alle spalle il passato proprio come il veliero abbandona la terraferma per prendere il largo. Un ultimo significato particolarmente importante è quello relativo al desiderio di libertà: chi si imbarca sceglie consapevolmente di partire per mete lontane o, addirittura, sconosciute ed è una scelta che va rivendicata di continuo, la scelta di una vita libera e indipendente, sospinta dal vento e dalla propria forza interiore, quella forza che solo l’amore misericordioso di Dio può donarci.  Dio La benedica Eccellenza. Lei vive nei nostri cuori e nelle nostre preghiere. Oggi abbiamo vissuto un tempo di Grazia con la sua visita in mezzo a noi. Grazie per non averci mai dimenticati.”

Le parole di Morrone: «Sia garantito il diritto alla speranza»

Dopo la lettura del messaggio di ringraziamento e la consegna del veliero, monsignor Morrone ha aperto una toccante e profonda riflessione sul tema della libertà interiore e del perdono, della possibilità - come dice il Vangelo - di perdonare settanta volte sette. Un tempo di grazia scandito dal silenzio dei presenti che hanno ascoltato con grande attenzione le parole del presule.

Parlare di perdono e libertà interiore, di sbarre dell’anima, del bene e del male: «Morrone ha avuto la profonda capacità di fare esempi semplici, chiari come solo la grande umanità e cristianità del nostro vescovo stanno dimostrando di poter fare – ha dichiarato la Garante Russo - oggi l’arcivescovo per la terza volta ha profondamente toccato il cuore dei detenuti e lo ha fatto con quello spirito di umanità tracciato da Papa Francesco nelle sue innumerevoli esortazioni a guardare con tenerezza la vita dei reclusi».


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«Una realtà, quella della detenzione carceraria - ha affermato Monsignor Morrone - che necessita di attenzione costante e di vicinanza di tutte le Istituzioni per il fine primario di tutelare i diritti delle persone detenute, affinché il diritto alla speranza, cioè una seconda possibilità di reinserimento sociale, non debba essere negata a nessuno».

«Quella reggina – sostiene la Garante Russo – è una sinergia Istituzionale che fa riscontrare ancora una volta importanti risultati non solo per gli attori istituzionali presenti attorno all’arcivescovo, ma soprattutto perché attraverso il confronto, la stima reciproca e la carità cristiana si producono e promuovono irrinunciabili esempi di umanità».

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