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“Nell’immagine del cenacolo che da luogo chiuso, di difesa, si apre al mondo e a tutti gli uomini, possiamo scorgere una più profonda trasformazione, è l’esistenza dei discepoli a non essere più la stessa: Dio si è ‘legato’ realmente alle loro vite, è attraverso la povertà delle loro persone che la vita del Risorto – lo ‘spirito di Cristo’ come lo chiama san Paolo – realmente si fa largo nel mondo”. Lo ha detto, ieri, mons. Gherardo Gambelli, arcivescovo di Firenze, nella messa celebrata in cattedrale, nella solennità di Pentecoste. “Colui che riceve il dono dello Spirito, infatti, non può più semplicemente vivere ‘chiuso’, per sé stesso, egli appartiene ora all’amore stesso di Dio ‘riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito’ (Rm 5,5), sperimentando così quel decisivo decentramento che apre alla realtà, al mondo, all’uomo nei suoi bisogni e ferite. La Chiesa sempre nuovamente rinasce in coloro e da coloro che accogliendo la vita risorta di Cristo sperimentano nel cammino delle loro vite questa fondamentale apertura che vince ogni estraneità e distanza fra gli uomini, che porta a farsi incontro a tutto e a tutti con ‘gli stessi sentimenti di Cristo’ (Fil 2,5). È questo Dio che ‘primerea’, come ci ha ricordato tante volte Papa Francesco, che sempre nuovamente ci plasma come Chiesa, per essere segno visibile per tutti di questa fondamentale ‘apertura di Dio’ che tutto abbraccia di noi, perdonando il male e piegandosi sulle nostre ferite e drammi, fino a poter realmente riconoscere il volto tenero di Dio, fino a sentirlo realmente ‘Abbà! Padre'”.
Il presule ha rivolto, quindi, un pensiero “alla piccola Kata scomparsa due anni fa nella nostra città. Continuiamo instancabili a pregare per lei, perché possa tornare dalla sua famiglia, non perdiamo la speranza. Ci rivolgiamo a Dio Padre perché protegga lei e insieme a lei tutti i bambini che in questo momento soffrono per le guerre, la povertà, l’ingiustizia”.
Ancora mons. Gambelli ha ricordato: “È attraverso di noi, attraverso le nostre vite talvolta ammaccate o ferite che la tenerezza di Dio vuole farsi conoscere da tutti gli uomini, non cediamo alla tentazione della chiusura al mondo o alle paure, non lasciamoci scoraggiare dalle nostre fragilità: realmente ‘Cristo è in voi’, perché attraverso di voi come templi vivi e operosi la sua carità e tenerezza raggiunga ogni uomo e donna, affinché il suo Spirito si posi su ciascuno, trasformi le nostre relazioni, riempia le case dove viviamo, i luoghi dove lavoriamo e fatichiamo: perché là dove gli uomini vivono nel bisogno e nell’indigenza, là dove l’ingiustizia sembrerebbe avere la meglio, possiamo essere Chiesa viva e operosa, trasparenza dell’amore di Dio, che ha aperto il suo grembo di misericordia al mondo: a tutti gli uomini e donne, di ogni tempo e luogo”.
Fonte: Agensir