Avvenire di Calabria

Perché preghiamo il Rosario in parrocchia?

Il mese di maggio è da sempre considerato il mese mariano per eccellenza, il mese delle rose

di Giacomo D'Anna

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Una preghiera antica che rappresenta l’invocazione più forte verso il cielo nel bisogno

«Il Rosario della Vergine Maria, sviluppatosi gradualmente nel secondo Millennio al soffio dello Spirito di Dio, è preghiera amata da numerosi Santi e incoraggiata dal Magistero. Nella sua semplicità e profondità, rimane una preghiera di grande significato, destinata a portare frutti di santità». Con queste parole, San Giovanni Paolo II, iniziava la sua lettera apostolica del 16 ottobre 2002, per indire l’Anno del Rosario, con lo scopo preciso di promuovere la forma di preghiera del Rosario. In questo contesto aggiungeva, accanto ai tradizionali misteri gaudiosi, dolorosi e gloriosi, quelli della luce (misteri luminosi), particolarmente utile a completare la meditazione sugli eventi della vita pubblica di Gesù, oggi recitati il giovedì.



Maggio mese dedicato a Maria

Il mese di maggio è da sempre considerato il mese mariano per eccellenza, il mese delle rose, da qui l’ispirazione del santi padri di vedere questa preghiera come una corona di cinquanta bellissime rose da regalare alla Madre Celeste, rappresentate dalle cinquanta Ave Maria, che ogni fedele è chiamato a recitare e offrire chiedendo a Lei, Regina del Santo Rosario, la grazia più grande e più bella, quella di imparare ad amare il Signore, così come l’ha amato Lei.

Ogni comunità parrocchiale vive diverse attività pastorali, che si concentrano sui tre grandi ambiti: Liturgia, Catechesi e Carità. Particolare rilievo viene naturalmente dato alla spiritualità e alla preghiera. E qui che si colloca l’impegno di riscoprire e diffondere la preghiera del santo Rosario, ridando ad esso un significato profondo. È un momento di comunità, in cui i fedeli si uniscono in preghiera, rafforzando i legami spirituali e sociali.

L'antica preghiera del Rosario

La recita comunitaria del Rosario offre un’opportunità per riflettere sulla vita di Gesù e Maria, incoraggiando la meditazione e la contemplazione. Tale forma di preghiera è da ascrivere, non tra le devozioni delle irriducibili “vecchiarelle” da sagrestia, ma come un modo concreto per educare tutte le generazioni, in particolare quelle più giovani, alla fede, trasmettendo a quest’ultimi, tutti quelle tradizioni e valori, che da sempre il Rosario insegna. Esso è inoltre una vera occasione comunitaria per ripensare all’opera della salvezza realizzata da Cristo attraverso Maria, contemplando i cosiddetti “misteri”, che vanno dall’annunciazione alla glorificazione di Maria, considerando cioè le fondamentali verità di fede, a partire dall’incarnazione fino alla passione, morte e risurrezione di Gesù Cristo.

La recita prima della Santa Messa

È cosa buona e giusta riprendere, dove questo nel tempo si è potuto tralasciare, la buona consuetudine di recitare il Rosario prima della Messa, per prepararsi spiritualmente alla celebrazione del sacrifico eucaristico del Signore. La recita del Rosario non si limita comunque all’interno delle mura della chiesa parrocchiale. Molti fedeli lo recitano a casa, nei gruppi di preghiera o durante eventi speciali. Il mese di maggio è senza alcun dubbio il mese per eccellenza per promuovere nelle famiglie, ma anche nei tanti condomini e nei numerosi cortili del territorio parrocchiale, questa antica e sempre nuova pratica personale e comunitaria, quale strumento spirituale capace di infondere forza e coraggio per affrontare le sfide quotidiane, cercando conforto e guida nella fede.


PER APPROFONDIRE: Nel silenzio dell’attesa, semi di speranza in Hospice


In tempi di difficoltà, il Rosario diventa una fonte di speranza e consolazione, unendo i credenti in un legame spirituale profondo, per questo giovani e vecchi, sani e malati, laici e religiosi, dovrebbero con fiducia e senza vergogna riprendere tra le mani la corona del Rosario, riscoprendola alla luce della Scrittura, in armonia con la Liturgia, nel contesto della vita quotidiana.

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