Avvenire di Calabria

Politiche sociali, disapplicato l’articolo 3 della Costituzione

Per il Forum del Terzo settore di Reggio Calabria è crisi nera: le disuguaglianze si accentuano invece di essere appianate come vorrebbe la legge

Pasquale Neri *

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

«C’era una volta». Si potrebbe cominciare così il racconto sulla condizione delle politiche e dei servizi sociali nell’area di Reggio Calabria. Non stiamo parlando però di una fiaba, né si riesce a intravedere il lieto fine. I diritti sociali nella nostra città, e nella nostra regione, diven- tano sempre più un pallido ricordo. Occuparsi di psichiatria, dipendenze, anziani, disabilità ma anche di minori, famiglie in difficoltà, migranti, cure domiciliari non sembra rientrare più nei doveri politici e istituzionali di quanti hanno (o sarebbe il caso di dire avrebbero) responsabilità politiche e istituzionali derivanti dall’articolo 3 della Costituzione. Possiamo affermare che il compito di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese, sia stato progressivamente abbandonato dalla Repubblica e lasciato al mondo del Terzo Settore. Un mondo che, però, fa sempre più fatica a sopravvivere e che laddove sopravvive lo fa in condizioni sempre più precarie e che, il triste paradosso, è, oggi, costretto a difendersi da attacchi sempre più frequenti e gratuiti anche di soggetti istituzionali. La colpa, forse, avere supplito a mancanze e inadempienze. È utile sapere che in Calabria operano circa 9mila enti con poco più di 11mila dipendenti. È altrettanto utile sapere che nella nostra regione, oltre ad aspettare l’attuazione della legge 328/00 da 19 anni, la spesa sociale pro–capite per interventi e servizi sociali dei Comuni è di 22 euro annui a fronte di una media nazionale di 116. Ultimi anche in questa classifica: ci precedono i comuni campani che però spendono più del doppio. Queste condizioni, nel silenzio e nella quasi indifferenza di quanti, invece, dovrebbero agire un forte senso di responsabilità istituzionale, stanno producendo gravi conseguenze non solo per le organizzazioni del terzo settore ma anche per decine di migliaia di persone lasciate progressivamente sole con le proprie fragilità e sofferenze, a cui nessuno da più alcun tipo di risposta. Nell’area metropolitana di Reggio Calabria, si sta assistendo alla lenta agonia di servizi storici nei campi delle dipendenze, della psichiatria, delle cure domiciliari. Non è solo una questione di disponibilità di risorse, ma di definizione di scelte e di priorità. Occorre ridare dignità all’interesse per la Polis e accettare l’idea che oggi le politiche di Welfare sono frutto di programmazione attenta e concertata con i diversi soggetti delle comunità. Il sistema già fragile del nostro Welfare è ad un bivio, o si cambia, presto, direzione, o il pallido ricordo dei servizi si trasformerà nel bianco abbagliante del nulla. C’era una volta, appunto.

* portavoce Forum territoriale Terzo settore di Reggio Calabria

Articoli Correlati