Avvenire di Calabria

Esperienza dalla forte spiritualità e devozione quella vissuta da 50 pellegrini della comunità parrocchiale reggina di San Bruno

Uniti in San Bruno, pellegrinaggio nel segno del Santo certosino

La prima parrocchia al mondo dedicata al Santo certosino ha suggellato la propria amicizia spirituale con il Santuario - Eremo in cui ha vissuto ed è morto l'eremita

di Redazione Web

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Un’esperienza dalla forte spiritualità e devozione. L’hanno vissuta gli oltre 50 pellegrini della comunità di San Bruno che, il 29 maggio, insieme al loro parroco, monsignor Angelo Casile, hanno partecipato al gemellaggio tra la loro parrocchia (prima al mondo dedicata al santo certosino) e il Santuario di Santa Maria del Bosco - Eremo di San Bruno, dove il santo ha vissuto. Vi proponiamo di seguito la loro testimonianza.

Un "gemellaggio" nel nome di San Bruno

Di buon mattino, lunedì 29 maggio 2023, ci siamo radunati sul sagrato della nostra parrocchia per recarci in pellegrinaggio a Serra San Bruno e sancire il gemellaggio con il Santuario di Santa Maria del Bosco.

Accolti dal nostro parroco, monsignor Angelo Casile, siamo saliti sul pullman granturismo dell’ATAM, guidato da Carmelo, assieme a noi c’erano il carissimo don Davide Tauro, viceparroco, con i suoi genitori, il carissimo monsignor Giacomo D’Anna, parroco di Santa Maria dell’Itria, e le nostre carissime suore, serve di Maria riparatrici, suor Elvira, suor Eufemia e suor Marisa.


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Partiti alla volta di Serra San Bruno, tutti e cinquantuno pellegrini ci siamo affidati al Signore forti dell’intercessione di Maria, di cui ricorreva la memoria di Madre della Chiesa, e del nostro patrono san Bruno, nella sua Festa del Lunedì di Pentecoste. Lungo il confortevole viaggio sull’autostrada A2 abbiamo pregato le Lodi, inneggiando al Nome santo di Dio, e cantato l’inno al Santo Patrono di Serra.

Giunti a Serra San Bruno, ci siamo diretti alla Certosa, dedicata ai Santi Stefano e Bruno. Qui, davanti al portone della Certosa, il busto argenteo di san Bruno ci ha accolto insieme ai fratelli della comunità di Serra che, trepidi e festanti, si disponevano già intorno al Santo per celebrarne le lodi con le preghiere e i canti della tradizione popolare; preghiere che commuovono perché percorrono la vita di san Bruno, esaltandone la magnificenza della fede e del sacrificio.

Nei luoghi in cui ha vissuto San Bruno

Un gran numero di fedeli attorniava il busto argenteo del reliquiario, opera napoletana del 1516, che custodisce il cranio di san Bruno. Commovente “l’abbraccio” al Santo dei bambini vestiti per devozione da certosini e posti sotto la sua custodia e protezione; l’alternarsi riverente della gente che bacia il Santo e si affida alla sua intercessione con la preghiera; il lancio dei confetti sul busto argenteo (protetto da una cupola trasparente) che, come una pioggia battente, accompagna il saluto accorato e devoto a san Bruno, nessun confetto andrà perso, anche quelli caduti in terra: verranno raccolti e custoditi perché ciò che tocca il Santo viene da lui benedetto e protegge dalle calamità e catastrofi naturali.

Emozionante l’accoglienza fraterna di don Bruno La Rizza, rettore del Santuario di Santa Maria del Bosco, riservata al nostro altrettanto emozionato don Angelo, nostro caro parroco. Entrambi hanno salutato Don Ignazio Iannizzotto, priore della Certosa, che portava con sé un reliquario a raggiera con altre reliquie di san Bruno.

È stato un momento straordinario, vissuto con particolare intensità, poter baciare il reliquario portato dal priore, che con sguardo pieno di dolcezza lo offriva alla venerazione dei fedeli nella piazza festante della Certosa.

«Fratelli» in Cristo e San Bruno

Alla presenza di monsignor Claudio Maniago, arcivescovo di Catanzaro – Squillace, si è svolto il tanto atteso gemellaggio tra la nostra Parrocchia di San Bruno, che vanta il titolo di prima la mondo dedicata al santo Certosino, e il Santuario di Santa Maria del Bosco – Eremo di San Bruno, dove è vissuto e morto il 6 ottobre 1101.

Le due comunità, strettamente unite dalla particolare devozione per il santo Certosino, hanno suggellato la loro amicizia spirituale con l’intento di crescere in «un sodalizio di fraternità nell’amore a Cristo e di preghiera nella devozione a San Bruno, fratello universale», come riportato dalla pergamena firmata dall’arcivescovo Maniago, dal priore Iannizzotto, dal rettore La Rizza e dal nostro parroco.

Dopo che l’arcivescovo ha benedetto i bambini in particolare e tutti i presenti, si è formata la processione attorno al Santo che ci condotti all’Eremo di San Bruno. Nella preghiera del santo Rosario e tra canti popolari abbiamo percorso la strada tra la Certosa e l’Eremo, immerso nel bosco tanto caro a san Bruno. Il priore, raggiunto il confine segnato dal ruscello, è rientrato in Certosa per rimanere dentro il suo territorio.

Il Santo certosino, esempio da imitare

Raggiunto l’Eremo, l’arcivescovo ci ha rivolto una profonda esortazione a imitare il Santo nella nostra vita quotidiana e ha benedetto quanti hanno partecipato alla processione. Entrati nel Santuario, traboccante di fedeli, abbiamo celebrato la Messa propria di san Bruno e l’arcivescovo nell’omelia ci ha richiamati a vivere il silenzio per poter ascoltare la parola di Dio e incontrare il Signore, proprio come ha fatto san Bruno.

Alla fine della celebrazione sono stati benedetti e poi distribuiti dei pani, in ricordo della carità che i certosini hanno verso i bisognosi, e delle pianticelle di abete, per esortarci a custodire la bellezza del creato come ha fatto san Bruno.

Conclusa la celebrazione, ci siamo spostati al vicino Ritrovo Santa Maria per il pranzo. Gustando la cucina tipica serrese, abbiamo trascorso due ore di spensierata serenità in un clima gioioso e fraterno, siamo così cresciuti nella conoscenza e stima reciproca.

Riprendendo il pullman, siamo ripartiti alla volta della nostra Reggio Calabria per tornare alle nostre case. Lungo il viaggio non è mancata la preghiera dei Vespri, con la quale abbiamo ringraziato il Signore per l’intensa esperienza vissuta nel pellegrinaggio, e qualche canto, per esprimere con la bocca la gioia e la serenità del cuore.

Gemellaggio a Serra San Bruno, le testimonianze dei pellegrini

Giunti sul sagrato della chiesa, ci siamo salutati con affetto e cordialità, riuscendo a raccogliere alcune risonanze che riportiamo di seguito: «Il pellegrinaggio a Serra San Bruno è stato per me un giorno particolare. Innanzi tutto ritrovarci di nuovo insieme dopo tre anni di chiusura forzata ci ha dato l’opportunità di ritrovarci non solo spiritualmente ma anche a livello umano e sociale. Il gemellaggio con i padri certosini di Serra San Bruno mi ha fatto riscoprire lo Spirito di unione e di vera comunità che va oltre i confini geografici e che ci dà modo di guardare a una Chiesa fatta di figli uniti in un unico abbraccio senza confini».

«La processione ha avuto il suo fascino, l’usanza di gettare confetti al Santo prima e durante una parte del percorso ha reso caratteristica la festa ancora legata a usanze che a parer mio è importante mantenere. Il momento della santa Messa è stato coinvolgente e carismatico, i canti hanno reso questo momento ancora più bello. L’omelia dell’arcivescovo mi ha fatto riflettere sull’importanza della meditazione e del silenzio proteso verso Dio».

«Tantissime le emozioni di questa giornata vissuta all’insegna della preghiera in un clima festoso e amichevole. Un appellativo del Santo, fra i tanti che risuonavano in un canto dialettale molto toccante e intenso, mi è rimasto impresso: “Santo sanguinoso”, attributo sicuramente legato alla penitenza, alle sofferenze ricercate e offerte al Signore dal nostro Santo Protettore».

«Le parole dell’omelia dell’Arcivescovo hanno ribadito questo messaggio del Santo: “Nella quiete e nel silenzio si incontra il Signore e il silenzio diventa preghiera…”. Nell’affidarmi alla sua intercessione, chiedo anche per noi, di poter sperimentare, quel silenzio che ti fa percepire nel cuore l’immensa Misericordia del Signore».

«Porterò sempre con me, il profondo raccoglimento e la dolce espressione della statua di san Bruno, posta proprio accanto all’ingresso della Certosa, immagine che stride con chiassoso fragore della festa, con il vociare dei devoti, lo scoppio dei fuochi d’artificio, la musica della banda del paese, il crepitare dei confetti… Osservandola, in quel momento festoso, sembrava volesse ricordarci l’importanza del silenzio, che della sua vita è stato compagno inseparabile in quanto canale privilegiato di comunicazione con Dio».


PER APPROFONDIRE: San Bruno, l’eremita che amò la Calabria


«Il gemellaggio tra la Parrocchia di San Bruno e il Santuario di Santa Maria del Bosco – Eremo di San Bruno ci ha uniti nella fede. Partecipare alla processione di San Bruno, per le vie immerse nel verde, a lui tanto care, è stato emozionante. Mi ha commosso vedere come il popolo di Serra acclamava il Santo, lanciando, in suo onore e secondo la tradizione, confetti colorati con gioia e devozione verso la teca che custodisce le sue reliquie. Abbiamo vissuto momenti significativi, in uno scambio di amicizia e fraternità». Grazie a don Angelo abbiamo vissuto una pagina bella e memorabile nella storia della nostra Parrocchia.

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