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Criticità irrisolte. Gattuso: «La Statale 106 fuori dal Pnrr». Docente e attivista, Gattuso si batte per i trasporti locali da sempre. Il suo sguardo è orientato in due direzioni: breve e medio-lungo termine.
Da sempre in prima linea. Il professor Domenico Gattuso è ordinario di Pianificazione e Ingegneria dei Trasporti presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Al suo impegno accademico ha sempre affiancato quello di cittadinanza attiva. Una battaglia particolare è quella per la Strada Statale 106 al centro del nostro approfondimento. Lo abbiamo intervistato proprio su questa tematica.
La SS 106 unisce Reggio Calabria a Taranto con un tracciato di 491 km. Di questi, 415 km sono sul territorio calabrese che è la parte più martoriata. Se parliamo di sicurezza, questa non può aspettare: è possibile ipotizzare degli interventi specifici su quelli che tecnicamente vengono detti “punti neri”, ossia quelle aree in cui ricorrono più spesso incidenti o che comunque presentano rischi maggiori. L’Anas li conosce dove sono: se per realizzare un’opera più sicura passeranno degli anni, nel frattempo rischieremmo di vedere tante vite umane tragicamente perse sulla strada.
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Creare rotonde in punti nevralgici, intervenire sul tracciato per evitare curve pericolose o correggendo la sezione stradale, assicurare un’adeguata segnaletica e opportuna manutenzione. Pensiamo al tratto tra Pellaro e Lazzaro: la sezione non è a norma, si presenta con caratteristiche di una strada ampia che induce elevate velocità e sorpassi azzardati. Le banchine laterali potrebbero essere trasformate in piste ciclabili. Un altro caso singolare è il tratto tra San Gregorio e Pellaro: c’è una fascia centrale zebrata che spesso viene percepita come una terza corsia che è quanto di più pericoloso esista al mondo. Infatti, le strade bidirezionali a 3 corsie non vengono più realizzate in quanto si tratta di vere e proprie trappole per gli automobilisti.
Sul tratto lucano e pugliese, di fatti, la strada è già a quattro corsie. Sulla Ionica calabrese, è stata realizzata soltanto su 67 km dei 415 totali. Va puntualizzato che non si tratterà, in ogni caso di un’autostrada, bensì di una strada extraurbana principale di tipo B; perciò non presenterà di adeguati spazi di sosta a margine. La realizzazione dell’opera può richiedere tempi molto lunghi.
A oggi ci sono diversi lavori in corso. A parte i 67 km già realizzati, si sta lavorato sul Terzo Megalotto - da Roseto Capo Spulico a Sibari - di 38 km appena, che viene a costare oltre un miliardo e trecento milioni di euro. Quasi 35 milioni di euro a km, più del doppio del costo a km per un’autostrada. Questo avviene per le numerose “opere d’arte” come gallerie e viadotti presenti sul tracciato: 15 km su 38 totali.
E le risorse non sono infinite. I fondi stanziati ammontano a circa 800 milioni di euro rispetto a una previsione di 3 miliardi per le opere già progettate. Mancano all’appello oltre 2 miliardi di euro.
PER APPROFONDIRE: Statale 106. Annunci e “passerelle”, il territorio è stanco
Macché! Nel Pnrr sono state previste opere faraoniche quasi tutte concentrate nel Nord Italia. La Calabria, invece, è rimasta al palo. Nella distribuzione delle risorse toccherebbe il 40% al Sud, ma non sarà così. Si tratta di una grande occasione perduta: per la SS 106 occorrerà rincorrere le finanziarie annuali, potranno quindi passare 10, 20 anni. Non bisogna essere pessimisti, ma neanche farsi prendere da facili illusioni.
Per capirci, c’è una grande dimenticata rispetto ai lavori di ammodernamento della SS 106: la tangenziale di Reggio Calabria. Dirò una cosa che potrà far riflettere: non è vero che la SS 106 è la Statale della morte. Ci sono tratti particolarmente pericolosi e, nell’analizzare gli interventi necessari, andrebbe sezionato l’intero tracciato in segmenti corti (di 10 km) per comprendere davvero il tasso di incidentalità e assumere le giuste priorità. La tangenziale reggina è in assoluto la peggiore. Eppure né nel tratto ricompreso nella A2 (ex A3) né sul tratto iniziale della SS 106 sono previsti interventi so-Domenico stanziali di ammodernamento né di messa in sicurezza. Che logica ha investire un miliardo nel Terzo Megalotto che era - statisticamente - uno dei tratti più sicuri dell’intera 106, lasciando fuori tronchi molto critici?
Parliamo di più della metà della Calabria. Accanto alla lotta per la 106, però vanno portate avanti anche altre battaglie. Penso, ad esempio, alla Ferrovia Jonica. Pochi (e vecchi) treni, in orari scomodi, corrispondono a pochi passeggeri. Bisogna credere nel trasporto pubblico, magari pensandolo in modo intermodale: il trasporto su gomma, ad esempio, non deve essere in competizione con le ferrovie, ma complementare e integrativo in modo da coprire meglio il territorio (ad esempio le aree interne) e operare negli orari sguarniti del servizio ferroviario; sarebbe opportuno dar vita a servizi migliori in un’ottica di integrazione a rete intermodale e tariffaria.
Il coinvolgimento è assolutamente minimo, d’altra parte l’Università non è un’impresa né una società di ingegneria. Il contributo dell’Università è mettere al servizio del territorio delle competenze. Se è vero che tanti laureati lavorano come ingegneri in Anas, Ferrovie o in amministrazioni locali, d’altro canto penso che si potrebbe fare di più. Certo la politica potrebbe avvalersi di apporti accademici tecnico-culturali di elevato profilo. La colpa però non è solo degli altri: c’è una responsabilità anche del mondo accademico che nell’ultimo decennio ha perso autorevolezza. L’Università non ha alcuni interesse gioca a disturbare il “manovratore”, ma potrebbe dare un proprio contributo allo sviluppo del territorio e per il bene comune. Sotto il profilo dei trasporti, bisogna combattere insieme per rendere gli standard calabresi pari a quelli europei. Perché anche la Calabria è Europa.
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