Avvenire di Calabria

Il sacerdote e presidente nazionale di Libera propone una riflessione sul caso dell'assalto alla sede della Cgil a Roma

Don Ciotti: «Contro estremismi, serve abitare le periferie»

Andare oltre gli steccati politici per approfondire come le disuguaglianze siano nutrimento per tutti gli estremismi

di Redazione Web

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Don Ciotti: «Contro estremismi, serve abitare le periferie». Il sacerdote e presidente nazionale di Libera propone una riflessione sul caso-Roma. Andando oltre gli steccati politici per approfondire come le disuguaglianze siano nutrimento per tutti gli estremismi.

Le parole di don Ciotti

“Di fronte a fenomeni che nascono da un vuoto sociale, culturale e educativo, non bastano le leggi né la quasi unanime condanna morale”. Lo afferma don Luigi Ciotti, presidente nazionale di Libera, annunciando l’adesione di Libera alla manifestazione “Mai più fascismi” indetta dalla Cgil-Cisl-Uil.


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“Ben vengano, dopo i fatti di Roma, l’incriminazione dei responsabili e la messa al bando di ‘Forza Nuova’, come peraltro previsto dalle leggi Mancino e Scelba”, osserva il sacerdote, ma “il ‘risveglio’ e la diffusione dei fascismi e dei razzismi – al di là del contenuto aberrante di quelle ideologie – viene dalla paura, dall’inquietudine, dalla povertà materiale e culturale. E anche dalla diffusa ansia di far parlare di sé in una società che ha reso tutto esibizione, spettacolo. Una società dove tanti, per non sentirsi anonimi, si costruiscono identità a prescindere antagoniste. C’è un enorme vuoto culturale e politico dietro tutto ciò”.


PER APPROFONDIRE: Don Ciotti ricorda la visita di papa Francesco in Calabria


Per don Ciotti, “in un tempo in cui dominano le disuguaglianze e le logiche economiche incombono sulle teste e sulle vite delle persone hanno gioco facile i discorsi demagogici dei sovranismi e dei populismi. Discorsi che fanno appello alle identità chiuse, ai “muri”, ai confini fortificati e a concetti scientificamente infondati – e causa in passato di tragedie – come quello di razza”.

Di qui l’invito: “Il ‘mai più’ ai fascismi deve allora associarsi all’impegno a costruire contesti sociali dove l’inclusione e la condivisione di diritti e doveri non siano solo enunciate ma praticate ed effettivamente garantite”. Don Ciotti conclude: “Il fascismo che riemerge è il sintomo di una democrazia malata e di una politica che non è più servizio per il bene comune”.

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