Avvenire di Calabria

Il vicario episcopale per la Cultura, don Sergi, descrive l’atteggiamento necessario per vivere al meglio questo tempo sinodale

In ascolto del Sinodo, protèsi al «bisbiglio di Dio»

«L’ascolto è un bisogno, richiede la capacità del silenzio, il riconoscimento del silenzio che in prima battuta ognuno di noi è»

di Pietro Sergi *

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In ascolto del Sinodo, protèsi al «bisbiglio di Dio». Il vicario episcopale per la Cultura, don Sergi, descrive l’atteggiamento necessario per vivere al meglio questo tempo.

In ascolto del Sinodo

«Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio» (papa Francesco). Come a dire: questa è la volontà di Dio! Questo è quello che piace a Dio! È una richiesta del Santo Padre che ha suscitato diverse reazioni: paura, senso di scontatezza, disorientamento, curiosità.

Paura che venga cambiato l’assetto protettivo dell’intellettualismo (so già!), dell’immobilismo. Curiosità di scoprire presto quanto avverrà. La domanda che insorge, soprattutto negli ambienti degli addetti ai lavori è: cosa dobbiamo fare?


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Se qualcosa occorre fare, non comincia da fuori, non è un’opera, ma la scoperta di una “attiva passività”. Si tratta di imparare ad ascoltare. Sembra niente, ma è la cosa più difficile. L’ascolto è un bisogno, richiede la capacità del silenzio, il riconoscimento del silenzio che in prima battuta ognuno di noi è.

Silenzio per accogliersi, per accogliere Colui che facendoci ci chiama e ci parla, per accogliere coloro che intorno a noi sono la Sua voce, che ci parla e ci chiama. E ci cambia. Perché è diverso da noi, non sempre comprensibile, non sempre sottoscrivibile, ma sempre provocante un cammino.


PER APPROFONDIRE: Sinodo, conclusa la prima tappa in Cattedrale


Si tratta allora di fare un cammino, di iniziare un processo, sinceramente, coinvolgendosi con intelligenza e cuore, per conoscere esprimere, condividere, abbracciare e curare; perché «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini di oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono» siano realmente «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo e nulla vi sia di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore».

L’invito che allora nasce è l’invito a mettere da parte le resistenze, ad avere l’atteggiamento della sentinella che aspetta il sole che sorge e ne ravvisa prontamente i segnali; l’atteggiamento di chi tende l’orecchio per rintracciare nei fatti, nelle parole, nei volti, il bisbiglio di Dio.


* Vicario episcopale per la Cultura arcidiocesi Reggio Calabria - Bova

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