Avvenire di Calabria

La riflessione del vescovo di Cassano allo Jonio sulla piaga oggi in crescita dopo l'emergenza Coronavirus

Mons. Savino: «Una pandemia sociale di nome usura»

Redazione Web

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«Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse». (Esodo 22, 24)

Mi rivolgo ad ogni creatura umana che è iscritta nell’eternità e nella quale anche il cuore più indurito percepisce di appartenere. L’eternità non si guadagna per i propri meriti, né si può acquistare con denaro o con altre strategie di potere o addirittura con sotterfugi o prevaricazioni. È soltanto data in dotazione ed è la caratteristica che ci fa stare al mondo nella consapevolezza che tutto passa e che ogni creatura è destinata a concludersi ma ad oltrepassare la sua esistenza per ritornare là donde proviene. La felicità vera è alla portata di tutti. Puoi sperimentarla anche tu, se recuperi il divino che è in te.

Ed è possibile anche oggi, se comprendiamo che, alla pandemia da Covid-19 dalla quale non siamo ancora usciti, si aggiunge la consapevolezza che siamo contaminati da un’altra pandemia, già serpeggiante, ma che oggi si esprime in termini di virulenza molto aggressiva, tangibile e spaventosa. Papa Francesco l’ha chiamata “pandemia sociale” individuandone le conseguenze immediate per chi, restando in casa, dimezzava o azzerava gli introiti giornalieri e la possibilità di far fronte a necessità primarie senza alcuna speranza di soluzioni lavorative. Nella mia preghiera quotidiana, ho ricordato in questi mesi passati in isolamento, e lo faccio ancora, tutti coloro che esercitano un lavoro irregolare senza alcuna garanzia, privi del diritto di riposo settimanale o di ferie, senza tutela della salute e di permessi per malattia.

L’amara realtà dell’usura, pratica antichissima e irragionevole, oggi assume i connotati del più becero prodotto della società. Una declinazione illegale del credito, del tutto in contrasto ed in negazione con la dottrina sociale della Chiesa, trasforma “signorotti d’affare”, in giacca e cravatta, in commercianti di utili senza scrupolo, senza alcun limite legale, a discapito di tanti onesti lavoratori e imprenditori che si affannano per sostenere le necessità della famiglia e permettere ai propri figli un riscatto che la propria terra, come la Calabria, non garantisce e talvolta nemmeno consente.
Richiamo tutti all’invito del Vangelo di Gesù: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10, 8). Occorre che tutti ritorniamo alla “gratuità” chiedendo al Signore che, nella Sua misericordia, ci liberi dall’avarizia e ci aiuti a vivere la fraternità universale.

In una delle Messe celebrate a Santa Marta, Papa Francesco diceva: «In tante parti si sente uno degli effetti di questa pandemia: tante famiglie che hanno bisogno, fanno la fame e purtroppo le "aiuta" il gruppo degli usurai.[…] famiglie di gente che ha un lavoro giornaliero, o purtroppo un lavoro in nero, che non possono lavorare e non hanno da mangiare. E poi gli usurai gli prendono il poco che hanno. Preghiamo. Preghiamo per queste famiglie, per quei tanti bambini di queste famiglie, per la dignità di queste famiglie e preghiamo anche per gli usurai: che il Signore tocchi il loro cuore e si convertano».

La preghiera ci spalanca lo scenario anche su quanti non sono né usurai né vittime dell’usura. Sono davvero tanti coloro che, consapevolmente o inconsapevolmente, diventano “complici” quando sanno di qualcuno che finisce nelle maglie dell’usura e non denunciano; quando non sono solidali con gli indigenti; quando distolgono lo sguardo dall’estorsione e dalla violenza per non offrire un’opportunità a chi si trova nella difficoltà.
L’usura va contrastata da tutti, dai più giovani, a cui bisognerebbe rivolgere lezioni di legalità, ai più anziani, affinché libertà, lavoro e dignità, siano garantiti a ciascuno. L’usura, un grave peccato che “grida al cospetto di Dio”, provoca angoscia, disperazione e morte; è un male economico e morale che desertifica e distrugge sia il debitore che il creditore, nella pretesa assurda di ridurre tutti a “devoti” del denaro.

Gli uomini impegnati nelle Istituzioni, come garanti dell’eguaglianza sociale, sono chiamati a prevenire e contrastare ogni forma di criminalità come l’usura e il pizzo, che continuano a mietere vittime, nel silenzio e nell’indifferenza.
Coloro che prestano denaro con tassi usurai sanno bene che, dietro gli investimenti bancari di denaro riciclato e dietro le transazioni finanziarie abilmente camuffate, ci sono sempre esseri umani ingannati e frodati. Ad essi è dovuto il rispetto e non ogni forma di umiliazione che schiavizza le vittime o le minaccia fino ad ucciderle.

Tutti possiamo essere capaci di compassione e di sentimenti benevoli, di gratuità e di bontà. Possiamo essere cristiani che amano gratuitamente sapendo di essere amati gratuitamente da Dio Padre Nostro.
Per questo dico a ciascuno di voi, usurai, con la sollecitudine del fratello e la fermezza del padre: Convertitevi!

+ Francesco Savino
Vescovo di Cassano allo Jonio

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