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Bandiere a mezz'asta quest'oggi in tutti gli edifici pubblici della Calabria. Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha proclamato il lutto regionale, in segno di cordoglio per le vittime del drammatico naufragio avvenuto dinnanzi alle coste crotonesi nella giornata di domenica.
La Regione ha voluto così interpretare «il dolore e la profonda commozione dell'intera regione» per la morte di numerosi migranti di ogni età. Tanti i minorenni. Vite umane spezzate, in modo inaccettabile, a tal punto da suscitare l'indignazione di tutti i calabresi.
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Intanto dopo la discutibile presa di posizione del ministro dell'interno Piantedosi sui viaggi della speranza e di morte («io non partirei se fossi disperato perché sono stato educato alla responsabilità di non chiedermi cosa devo chiedere io al luogo in cui vivo ma cosa posso fare io per il Paese in cui vivo per il riscatto dello stesso»), lo stesso Governatore, Roberto Occhiuto, interviene oggi nuovamente sulla tragedia.
Una tragedia - secondo il presidente della Regione - che dovrebbe indurre a far comprendere «il grave errore di sottovalutazione che è stato fatto sulla rotta migratoria tra la Turchia e la Calabria. Come calabresi - ancora Occhiuto - ci sentiamo abbandonati, perché l'accoglienza dei migranti dipende solo dallo straordinario impegno dei nostri sindaci». Una sorta di richiamo alla responsabilità anche allo stesso Governo del cui rappresentante (Piantedosi), ieri Occhiuto era seduto al fianco, insieme alla parlamentare calabrese e sottosegretario agli interni di Fratelli d'Italia, Wanda Ferro.
Secondo le più recenti stime, sarebbero più di 18 mila le persone che nell'ultimo anno hanno raggiunto la costa calabrese seguendo la rotta turca. I dati parlano chiaro. E non è la prima volta che tale situazione venga denunciata, non solo dagli amministratori locali della fascia ionica, ma anche dalle tante associazioni e organizzazioni che si occupano di primo soccorso e prima accoglienza dei tanti migranti che ogni giorno partono dalla Turchia alla volta della Calabria.
Un'emergenza che si ripete da tempo, lontano dai "riflettori", improvvisamente riaccesi, purtroppo, solo quando ci si è trovati dinnanzi alle ennesime, inaccettabili, morti del mare. Una realtà rispetto alla quale sembra aver assunto maggior consapevolezza il presidente Occhiuto, convinto nell'affermare, come fatto oggi al quotidiano la "Stampa", che «la nostra è una meta meno pubblicizzata, diciamo. Noi non ci siamo mai lamentati, non abbiamo mai soffiato sul fuoco o parlato alla pancia dei calabresi. I quali, del resto, hanno sempre mostrato grande solidarietà nei confronti dei migranti e di questo sono orgoglioso».
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Intanto, sul fronte delle indagini, si cerca di ricostruire quanto accaduto. Le domande a cui gli inquirenti cercano di dare risposta - e che in tanti aspettano - sono scontate quanto importanti: «Questa tragedia poteva essere evitata? Cosa non ha funzionato nel sistema di sorveglianza e soccorso?». Al di là delle ricostruzioni che si mescolano alla dialettica politica di queste ore, una cosa è da evitare: finire di affrontare la questione e dimenticarsi anche di queste ultime vittime.
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