Avvenire di Calabria

Don Michele D'Agostino, direttore dell'Ufficio diocesano, analizza il tema della sinodalità per «toccare l'anima dei ragazzi»

La Pastorale giovanile reggina: «Il Sinodo ci aiuterà a respirare un’aria più pulita»

Il camminare insieme è un atteggiamento necessario soprattutto in un contesto complesso come quello calabrese

di Marco Birolini *

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La Pastorale giovanile reggina: «Il Sinodo ci aiuterà a respirare un’aria più pulita». Don Michele D'Agostino, direttore dell'Ufficio diocesano, analizza il tema della sinodalità per «toccare l'anima dei ragazzi».

L'impegno della Pastorale giovanile reggina per il Sinodo

Cosa significa sinodalità? «Fare comunità, mettersi in relazione con Dio e con gli altri». Don Michele Falabretti, responsabile nazionale della Pastorale giovanile, ha risposto in modo semplice e diretto alle domande degli operatori di Reggio Calabria.

L’incontro via Zoom è stato una tappa importante del percorso già da tempo avviato sul territorio da don Michele D’Agostino, direttore dell’Ufficio di pastorale giovanile reggino. Un cammino di confronto sincero, basato soprattutto sull’ascolto, nel tentativo di «toccare l’anima dei ragazzi», mai come in questo periodo schiacciati tra paure e speranze.


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«Dopo la pandemia abbiamo badato ad apparire soprattutto credibili, per andare incontro alla fragilità diffusa tra i nostri giovani. Abbiamo scelto un approccio molto pragmatico, con pochi slogan - sottolinea don D’Agostino -. Certo è più faticoso, perché devi stare attento a come ti poni. Quando qualcuno si apre capisci che a volte ti devi fermare, magari rimandandolo a chi ha altre competenze. A uno psicologo, ad esempio. Serve l’umiltà di riconoscere che non puoi fare tutto tu, che c’è bisogno delle capacità di tutti».

Il concetto di sinodalità declinato nella realtà quotidiana. «Don Falabretti ci ha spiegato che non siamo chiamati a inventare cose nuove, semmai a rendere nuove cose che già ci sono. Occorre leggere i segni dei tempi e interpretarli con strumenti nuovi».


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Un atteggiamento necessario soprattutto in un contesto complesso come quello calabrese. «Bisogna saper cogliere le richieste d’aiuto, anche i gesti di rabbia possono essere tali - continua - Io che vivo sul territorio capisco bene come sia difficile far capire alla gente che contro l’atteggiamento mafioso valgono i piccoli gesti quotidiani. Chiamare l’amico dell’amico per ogni necessità crea la mentalità sbagliata. Inutile nasconderci dietro i massimi sistemi, le conferenze o le raccolte firme. Non servono supereroi, basta che ognuno faccia la sua parte».

Un messaggio che in tanti sono pronti a raccogliere. «Molti giovani partono per il Nord, dove trovano lavoro e servizi all’altezza. Chi resta invece respira spesso un’aria pesante. Ecco, la speranza nostra è che il Sinodo serva a questo, a portare aria fresca e pulita».


* Avvenire

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