Avvenire di Calabria

Uno chef calabrese proporrà un menù fatto coi prodotti della nostra terra: così l'Ariston si impreziosirà della cucina calabra

Sanremo 2022, la buona cucina sarà made in Calabria

In particolare, Lorenzo Fortuna è orgoglioso della "ham pizza", una novità assoluta ideata per i cantanti in gara al Festival

di Redazione Web

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Sanremo 2022, la buona cucina sarà made in Calabria. Coordinerà i pizzaioli che cucineranno a Casa Sanremo. Lorenzo Fortuna si racconta fra tradizioni di famiglia e nuovi progetti, come la "ham pizza" con ingredienti tutti calabresi. Ma dice: "Il settore è in crisi, non vedo futuro"

Sanremo 2022, la buona cucina sarà made in Calabria

«Io rappresento la terza generazione della mia famiglia ad occuparsi di pizze – racconta Lorenzo Fortuna – il primo è stato mio nonno, mio padre e mia madre che lavora ancora con me. Ma non mi sono fermato alla pizza classica, durante la prima ondata della pandemia ho brevettato e registrato un marchio, la "ham pizza", una pizza a portafoglio che contiene un hamburger, con ingredienti 100% made in Calabria, che sarà nel menù che porterò a Sanremo».


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Un’avventura, quella al festival della canzone italiana, iniziata lo scorso anno, in pieno lockdown, insieme ai colleghi Enzo Piedimonte e Carmelo Pistritto, che ha portato Lorenzo Fortuna ad essere tra i responsabili dell’area pizzeria di Casa Sanremo, per coordinare i 51 pizzaioli che cucineranno per pubblico e artisti.

«Sono stato io a progettare i "topping" delle pizze che verranno servite a Sanremo – dice orgoglioso – quello che mangeranno durante il festival è stato deciso da me». Ma l’esperienza di Casa Sanremo non cancella le difficoltà di questo momento, tra materie prime sempre più costose e bollette della luce da capogiro.


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«Io ho trent’anni di attività e di storia alle spalle – spiega Lorenzo Fortuna – penso a chi invece si è trovato a iniziare un’avventura nella ristorazione in questo periodo, magari con debiti, mutui da pagare. Conosco tantissime persone che hanno dovuto chiudere l’attività». «Come tutti – conclude amaro il pizzaiolo – dobbiamo pensare anche a dare un futuro ai nostri figli. Ma dopo trent’anni, futuro non ne vedo più».

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