
“Un’alba nuova” di Gabriella Lax e Andrea Puglisi
Due vite che solo in apparenza non hanno nulla in comune e che s’incontrano per
Si trattava di opere di teologia, filosofia, scienze, astrologia o semplicemente stampate in ambienti protestanti
Il 14 giugno 1966, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha ufficialmente comunicato la soppressione dell’Indice dei libri proibiti, lo storico elenco di pubblicazioni che la Chiesa cattolica riteneva contrarie alla fede o alla morale. La decisione è in linea con le indicazioni contenute nella Lettera Apostolica Integrae servandae, promulgata da papa Paolo VI nel dicembre 1965, nell’ambito del più ampio processo di riforma della Curia romana successivo al Concilio Vaticano II.
L’Indice era stato istituito nel 1559 da papa Paolo IV. Per secoli, la sua compilazione e aggiornamento furono affidati a strutture ecclesiastiche specifiche, come la Congregazione dell’Indice e, successivamente, il Sant’Uffizio. I libri venivano sottoposti a censura preventiva oppure inseriti nell’elenco in seguito a una condanna formale. Con la soppressione dell’Indice, questo elenco perde valore di legge ecclesiastica e le relative sanzioni canoniche non sono più in vigore.
Tuttavia, la Chiesa continua a sottolineare l’importanza di una valutazione responsabile da parte dei fedeli nei confronti delle letture potenzialmente problematiche. La vigilanza rimane affidata alle autorità ecclesiastiche locali, agli editori e agli educatori. La storia dei libri proibiti è anche una storia di conservazione. A Roma, nel convento agostiniano che ospita la Biblioteca Angelica — la prima biblioteca pubblica d’Europa, fondata nel 1604 — numerosi testi messi all’indice venivano contrassegnati con una freccia sul dorso. Pur censurati, annotati e talvolta resi illeggibili, quei volumi non venivano distrutti.
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Gli agostiniani, unici autorizzati dal Papa a conservarli, li studiavano con rigore: si trattava di opere di teologia, filosofia, scienze, astrologia o semplicemente stampate in ambienti protestanti. Una scelta che oggi permette di leggere quelle opere come documenti della storia del pensiero e della fede.
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