Avvenire di Calabria

Il Vangelo di Luca ci accompagna alla verità di fede che sarà celebrata in occasione giornata di oggi

Immacolata, quell’Eccomi di Maria che ci avvicina all’altro

Nel segno della sinodalità, la Madre di Cristo esempio di rettitudine per la vita e per il servizio

di Enzo Petrolino*

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Le tradizioni popolari del meridione hanno rivestito le immagini di Maria con manti regali e con preziose corone. Il Vangelo, unica fonte autentica della nostra fede, ci presenta invece la Madre del Signore come umile donna del popolo che partorisce in una stalla, che cerca il suo bambino smarrito, che segue il proprio figlio fino ai piedi della croce. Questa è la vera grandezza di Maria e il segno autentico della vittoria su quel peccato di origine che fondamentalmente è il rifiuto di seguire le orme di Cristo che si fa dono totale al Padre per mezzo della carità verso i fratelli. Ciò che in Maria è stato anticipato per privilegio in noi è realizzato per mezzo del battesimo.


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Quando si legge l’antica pagina della Bibbia che oggi costituisce la prima lettura, si è tentati di prestare attenzione alla disobbedienza, al peccato dell’uomo. Fa impressione che quando Dio chiama l’uomo e gli chiede: «Dove sei?», si senta rispondere: «(…) ho avuto paura». Perché adesso l’uomo si trova nel regno della paura, nello spazio della paura? Paura, panico, rabbia, frustrazione e depressione rappresentano un’esemplificazione sicuramente efficace di questo tempo di pandemia. La sola paura che il discepolo deve avere è quella di perdere il dono divino, la vicinanza, l’amicizia di Dio, rinunciando a vivere secondo il Vangelo. Il racconto della Genesi lo spiega; il motivo è che l’uomo ha creduto al serpente, cioè ha smesso di credere all’amore di Dio per lui.

Il messaggio centrale della parola di Dio

Ma il messaggio centrale di questa parola di Dio è la promessa che nonostante la nostra stoltezza Dio trova sempre il modo di farci dono della sua salvezza. La prima e lettura ed il Vangelo sono in parallelo: al destino di sofferenza e di morte che l’uomo si è procurato col peccato si contrappone il dono della vita che l’uomo riceve da Dio. Il filo conduttore dell’azione gratuita di Dio percorre poi le strofe della grande benedizione della lettera agli Efesini. Sullo stile dei salmi in essa si riconosce e si celebra quello che Dio ha fatto a favore dei credenti. L’opera benefica ha la sua fonte in Dio Padre. Per mezzo di Gesù Cristo essa si riversa sugli esseri umani.

Immacolata, cosa rappresenta Maria

Maria rappresenta, nella prospettiva del Vangelo, proprio la novità compiuta dalla grazia di Dio. È una creatura umana, anzi, il Vangelo di Luca ama sottolineare la povertà della sua condizione: è una donna (quindi socialmente debole), è vergine (quindi priva dell’unico valore socialmente riconosciuto alla donna nella società antica: la maternità), vive a Nazaret (quindi in un oscuro villaggio di una regione religiosamente infida). Ma Dio ama compiere le meraviglie della sua opera proprio nella debolezza della condizione umana. Così Maria diventa la proclamazione della grazia di Dio; niente in lei è grandezza puramente umana; tutto è opera di Dio nella creatura umana.

La novità nell'annuncio dell'angelo

Le parole dell’angelo annunciano la novità che trasforma la storia del mondo e questa novità è la grazia. Dio non ha abbandonato quell’uomo che pure aveva abbandonato Lui e la grazia di Dio si rivela più forte del pur grave peccato dell’uomo. Quella di Maria fu un affidamento totale nelle mani di Dio, rinunciando al proprio interesse e ai propri programmi di vita, per il servizio a Dio e all’umanità. Servire Dio significa seguirlo nella sua proposta per l’esistenza. Spesso i termini greci di diakonia e dulia si equivalgono nel greco biblico, e manifestano il fatto che la Chiesa tutta è chiamata a seguire il suo Signore, il quale pur essendo Dio non disdegnò di spogliarsi della sua grandezza divina per apparire in tutto eguale a noi e farsi servo.

La diakonia caratterizza l’atteggiamento fondamentale di Gesù su questa terra, ed è in se stessa un invito a tutti i discepoli a non essere mai autoreferenziali, ma orientati sempre alla missione. Nessun cristiano può pensare a vivere per se stesso, chiuso nei limiti della sua esistenza, né la comunità si accontenta di conservare quanto ha, ma vive se è al servizio di tutti. Nello stesso tempo ognuno è corresponsabile, non potendosi limitare a vedere quanto riceve, ma piuttosto esaminandosi su quanto dà alla comunità ed attraverso di essa al mondo.

Il servizio non vuol dire piegarsi ai gusti degli altri, poiché il Signore non ci chiede di assecondare le emozioni e rispondere a qualsiasi richiesta, ma di partecipare ad un piano di salvezza che comprenda tutto l’essere umano e tutta la creazione, secondo la visione cristiana della vita, che include la dimensione terrena e quella eterna dell’esistenza, la dignità personale e la solidarietà sociale, il rispetto del creato dono di Dio e l’impegno per il progresso di tutti i popoli.

L'eccomi di Maria a Dio

Il sì di Maria è il primo sì alla consegna che Dio fa di se stesso nelle mani degli uomini. Gesù è il consegnato dal Padre nelle mani degli uomini. E Maria, attraverso il suo sì, permette questo: permette che attraverso di lei abbia inizio la consegna di Gesù agli uomini. Allora non è più solo: ‘io consegno la mia vita a Dio’, ma il mio sì permette a Dio di consegnare se stesso agli uomini attraverso la mia vita, attraverso la mia persona. Il mio sì, il nostro sì, permette a Dio di continuare a consegnarsi agli uomini. Il nostro sì permette di generare Gesù agli uomini, nelle vesti di un consegnato.

Consegnare a Dio la nostra vita, i nostri affetti, la nostra volontà permette a Dio di consegnarci a sua volta nelle mani degli uomini. Così che anche noi, come Gesù, siamo dei consegnati. Allora, non tanto io consegno la mia vita a Dio, ma soprattutto permetto a Dio di fare di me un consegnato agli uomini. Perché questa è l’obbedienza del Figlio. E se sei consegnato, sei custodito. Consegnato agli uomini, sei custodito dal tuo orgoglio; sul consegnato, il male non ha più potere, non può più agire. Così il consegnato è custodito in Dio.

L'Immacolata e l'annunciazione

Ora Maria stessa nell’episodio dell’Annunciazione si riconosce serva del Signore: ancilla Domini. Il titolo la associa, nel linguaggio biblico, agli inviati da Dio. L’acconsentire di Maria alla voce dell’arcangelo Gabriele non è rassegnazione per una decisione subita dall’alto, ma è adesione dinamica, nella coscienza di una corresponsabilità alla quale Dio si degna di chiamarci per il suo Regno. Maria si dice serva del Kyrios. Nella risposta a Maria è espressa la piena obbedienza a Dio, ma si preannuncia anche la sequela a Cristo: madre e serva del Signore nello stesso tempo. Ricorda il Concilio Vaticano II che Maria “votò totalmente se stessa, come ancella del Signore, alla persona e all’opera del Figlio suo, mettendosi al servizio del mistero della redenzione sotto di lui e con lui, con la grazia di Dio onnipotente” (LG 56).


PER APPROFONDIRE: Immacolata e Santa Lucia, doppi festeggiamenti a Crotone


Comprendiamo quindi che anche il nostro servizio deve avere come riferimento costante Cristo Signore; l’esempio di Maria ci ispiri un retto impegno e sproni anche noi ad essere generosi, sapendo che Maria stessa intercede perché tutta la Chiesa sia a servizio del suo Signore. È quindi bello celebrare questa Festa dell’Immacolata nella considerazione di una Chiesa tutta ministeriale e in comunione di intenti: sinodale.

*presidente della Comunità del diaconato in Italia

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