Avvenire di Calabria

La storia di Grazia Romeo: «Resto al Sud grazie al digitale»

Dal Covid ai video da 15 secondi, l’esperta ridefinisce marketing, turismo e artigianato

di Mariarita Sciarrone

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«Raccontare la Calabria per com’è, senza snaturarla. Mettere in luce la semplicità, il lavoro lento e appassionato, la relazione profonda con la terra e con le persone»

Una laurea in Marketing e Comunicazione d’Impresa e un percorso che l’ha portata, dopo anni lontano dalla sua terra tra studio e lavoro, a tornare quasi per caso in Calabria nel post-Covid. Quello che inizialmente sembrava un falli mento, per Grazia Romeo è stato l’inizio della sua carriera. Oggi lavora nel la sua regione come Social Media Manager (Smm) freelance e Brand Strategist, affiancando aziende locali nei settori turistico, agroalimentare e artigianale, senza rinunciare a collaborazioni con realtà nazionali. In occasione del Social Media Day, evento globale che si celebra il 30 giugno, l’abbiamo raggiunta per parlare di intelligenza artificiale, nuove tendenze digitali e del ruolo sempre più strategico che sta assumendo la posizione di Social Media Manager.



Quali sono le principali sfide quotidiane del suo lavoro e come affronta il tema del ritorno sull’in vestimento? Le sfide quotidiane nel mio lavoro sono molteplici e stimolanti. La gestione dei social richiede tempo, pianificazione e una forte capacità di anali si: ogni contenuto nasce da uno studio accurato dell’azienda, dei suoi obiettivi e del pubblico di riferimento. Servono competenze che spaziano tra marketing, comunicazione, scrittura, visual design, analisi dei dati e comprensione del contesto. È un mestiere che ti accompagna anche fuori dall’orario di lavoro, e serve molta consapevolezza per mantenere un equilibrio tra presenza digitale e benessere personale. Una delle difficoltà più ricorrenti è far comprendere il reale valore del nostro ruolo, spesso sottovalutato, anche dal punto di vista economico, e non sempre riconosciuto come una professionalità strutturata e rispettabile al pari di altre.

Il mio lavoro non si limita alla gestione operativa dei canali, ma mira a integrare la comunicazione digitale con gli altri strumenti aziendali già esistenti o, dove mancano, a costruire insieme un posiziona mento chiaro e coerente. Coinvolgo attivamente i clienti nel processo creativo, spiegando ogni scelta in modo trasparente. Sul piano del ritorno dell’investimento, è fondamentale chiarire le aspettative: una strategia ben strutturata porta risultati concreti in termini di visibilità, reputazione e, nel tempo, anche di conversioni. Ma questo accade solo se i social sono parte di un sistema integrato, in cui customer experience, branding, sito web e comunicazione lavorano in sinergia.

Negli ultimi anni le piattaforme sono cambiate molto: quali sono, secondo lei, le evoluzioni più rilevanti e come sta intervenendo l’AI? Abbiamo assistito a un’evoluzione profonda del linguaggio video. Non si tratta solo di una corsa al formato breve. La vera chiave è il contenuto, e saper scegliere il formato giusto per il messaggio che vogliamo trasmettere. Serve consapevolezza di quando uti lizzare un video da 15 secondi e quando, invece, approfondire con un con tenuto più strutturato. Le piattaforme oggi premiano la capacità di trattenere l’attenzione: l’algoritmo “vota” in base al tempo me dio di visualizzazione, spingendo contenuti pensati per coinvolgere sin dai primi secondi. Siamo passati da post statici e molto curati a formati più dinamici, con montaggi veloci, transizioni, effetti audio e una narrativa che punta all’impatto immediato.

Molti di questi contenuti sono creati con il supporto dell’intelligenza artificiale e finiscono spesso per assomigliarsi tra loro. Il rischio è perdere autenticità, originalità e personalità. Allo stesso tempo, è cambiato anche il modo in cui le persone comunicano: oggi ci mettono la faccia, parlano in prima persona, si raccontano di rettamente all’utente. I contenuti non sono più solo estetici, ma relaziona li. L’approccio umano, empatico e di retto ha assunto un ruolo centrale. Un’altra tendenza che trovo particolarmente interessante è la crescita dell’uso dei social come motori di ricerca, soprattutto tra i più giovani. La Gen Z cerca su TikTok e Instagram ciò che prima cercava sui motori di ricerca classici: tutorial, consigli, luoghi, opinioni. Questo rende fondamentale per chi lavora con i contenuti digitali saper “parlare” anche all’algoritmo, spiegando con chiarezza di cosa si tratta. La capacità di categorizzare correttamente un contenuto – a livello testuale, visivo e tecnico – è oggi una competenza indispensabile.

Oggi, nel 2025, che importanza ha una Social Media Manager all’interno di un’azienda? È una figura strategica, che contribuisce concretamente al posizionamento e alla crescita dell’azienda. Il suo valore aggiunto sta nella capacità di te nere insieme visione, contenuto e risultati. Non lavora “a compartimenti stagni”, ma inserisce i social in una strategia integrata con tutti gli altri touchpoint aziendali. Una Smm preparata sa coordinare produzione, storytelling e performance e sa lavorare in sinergia con videomaker, grafici e copywriter per dare forma a contenuti autentici, dinamici e realmente co involgenti. Conosce bene il proprio pubblico, sa interpretare i trend senza snaturare il brand, costruisce relazioni prima ancora che visibilità. Questo, per me, è il vero valore: aiutare le aziende a comunicare in modo strategico, umano e vero.


PER APPROFONDIRE: Sentinelle nell’era dell’intelligenza artificiale, ecco come cambia il mestiere dei giornalisti


Come può un SMM contribuire al la valorizzazione della Calabria e in quali settori c’è più richiesta? Credo che il ruolo di un Social Media Manager possa incidere concretamente nella valorizzazione del territorio, soprattutto in una regione come la Calabria, ricchissima di bellezza, autenticità e potenziale, ma spesso raccontata poco o in modo stereotipato. I video sono senz’altro lo strumento più potente per raccontare poiché tra smettono emozione, quotidianità, verità. Ma altri tipi di contenuti se ben fatti possono generare valore, se inseriti in una strategia chiara e coerente. Collaboro spesso con artigiani e produttori locali che condividono la mia stessa visione: raccontare la Calabria per com’è, senza snaturarla. Mettere in luce la semplicità, il lavoro lento e appassionato, la relazione profonda con la terra e con le persone. È questa coerenza valoriale che rende il lavoro non solo efficace, ma anche duraturo: non si tratta semplicemente di “vendere”, ma di trasmettere cultura, costruire consapevolezza, crea re connessioni.

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