Avvenire di Calabria

Verso la giornata della famiglia, cantiere primario di umanità e speranza

Le famiglie non sono solo destinatarie di aiuto, ma protagoniste. In esse si gioca il futuro della fede, della società e della democrazia

di Simone Gatto*

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Oggi più che mai, è necessario investire sulla famiglia non solo a parole, ma con scelte politiche, pastorali e culturali concrete

In un tempo segnato da profondi cambiamenti culturali, sociali ed economici, la famiglia rimane un pilastro insostituibile della società, svolgendo un’attività campale verso le nuove generazioni, nella costruzione di sé e nella partecipazione alla vita comune. Nel rapporto genitori-figli, in particolare, essa si presenta come prima scuola di umanità, spazio dove si apprendono l’amore, il rispetto, il senso di responsabilità, di appartenenza e di libertà.



Attorno al legame genitoriale si struttura la “proporzione educativa”: i genitori educano al fine di far emergere le potenzialità dei figli, rispettandone l’unicità, accompagnando con autorevolezza e fiducia, così come auspicato dalla Gaudium et spes del Concilio Vaticano II. L’educazione, in questo senso, è un atto relazionale che si gioca nella giusta distanza tra la guida e la libertà, tra l’esempio e l’ascolto. In questa altalenanza di sentimenti e passioni, i genitori sono chiamati a essere testimoni coerenti di valori e non semplici trasmettitori di nozioni o di regole. Soprattutto in questo determinato tempo storico, la famiglia non può e non deve essere lasciata sola. Seppur granitica nel suo ruolo, essa non è una monade autosufficiente.

Le agenzie educative

La sua missione educativa è chiamata ad armonizzarsi in una pluralità sinfonica con altre agenzie educative: scuola, comunità ecclesiale, realtà culturali e sociali del territorio. Quando queste agenzie educative collaborano tra loro, si crea un ambiente coerente e armonico, capace di sostenere il percorso educativo. Questo dialogo si fa spazio privilegiato d’incontro dove la comunità cristiana può proporsi come casa per le famiglie. La famiglia, ancora, è un bene pubblico. Produce capitale sociale, educativo ed economico per l’intera società. Lo Stato trae benefici enormi dalla cura, dall’educazione e dall’assistenza che ogni giorno milioni di famiglie assicurano ai propri membri, spesso senza alcun riconoscimento concreto.

Per questo è doveroso che le politiche pubbliche sostengano la famiglia, ne riconoscano il ruolo primario e la libertà educativa, nel rispetto del principio di sussidiarietà. Questo principio, fondamento della dottrina sociale della Chiesa e della nostra Costituzione, afferma che l’ente più grande (lo Stato) non deve sostituirsi all’ente più piccolo (la famiglia), ma deve sostenerlo, rispettandone le scelte libere e autonome. È la famiglia che ha il diritto originario e inalienabile di educare i figli secondo i propri valori, anche quando questi non coincidono con le logiche dominanti. In questo cammino, la Chiesa si fa vicina. Papa Francesco lo ha ribadito più volte: la famiglia non è solo destinataria della pastorale, ma protagonista.


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La pastorale familiare

Le parrocchie, le associazioni, i movimenti ecclesiali sono luoghi concreti in cui le famiglie possono trovare ascolto, formazione e sostegno. La pastorale familiare, in particolare, è chiamata a essere sempre più integrata nel tessuto della vita parrocchiale, sinodale nella sua forma e missionaria nello spirito. Le famiglie non sono solo destinatarie di aiuto, ma protagoniste. In esse si gioca il futuro della fede, della società e della democrazia. Favorire una cultura della famiglia significa promuovere il bene comune, perché dove c’è una famiglia solida, capace di amare e di educare, lì c’è speranza, solidarietà e pace. Per questo, oggi più che mai, è necessario investire sulla famiglia non solo a parole, ma con scelte politiche, pastorali e culturali concrete, al fine di metterla al centro della vita sociale ed ecclesiale.

*Rettore del Seminario arcivescovile Pio XI di Reggio Calabria

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