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Sicilia, Calabria e Campania (in quest’ordine) sono le tre regioni d’Italia col più alto tasso di dispersione scolastica. Un dato che non può passare sotto traccia. Contro l’abbandono dei banchi c’è una buona prassi di Reggio Calabria portata avanti in via sperimentale da un decennio nel quartiere Modena.
Ne abbiamo parlato con la preside di questo Istituto, il “Telesio-Montalbetti”, Marisa Maisano, che ci ha fornito il suo punto di vista su come prevenire i fenomeni di dispersione scolastica attivando dei processi educativi in cui i veri protagonisti sono proprio gli studenti.
Nei giorni scorsi il Ministero della Pubblica istruzione (Miur) ha diffuso un report sull’andamento della dispersione scolastica in Italia. Tra le regioni col più alto tasso di abbandono dello studio durante le scuole medie risulta esserci la Calabria al secondo posto, un gradino indietro rispetto alla dirimpettaia Sicilia.
Uno studente reggino (tra gli 11 e i 13 anni) su 135 non frequenta più le lezioni. In termini assoluti parliamo di poco più di 110 pre-adolescenti. Maria Grazia Marcianò, responsabile del Servizio Minori presso il Settore “Politiche sociali” del Comune di Reggio Calabria, ci ha segnalato - tra l’altro - una “variazione sul tema”.
Ci riferiamo a diverse famiglie che stanno richiedendo l’istruzione parentale, cioè l’istruzione autonoma dei propri figli: «Il coronavirus sta confinando, quasi recludendo, alcuni ragazzi che non riescono più a vivere le relazioni senza la mediazione dei propri smartphone». Un fenomeno che ha assunto contorti sociali rilevanti dopo la “valanga” della didattica a distanza con alcuni ragazzi incapaci di tornare in classe.
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La dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo “Telesio-Montalbetti”, Marisa Maisano, sull’argomento ha le idee chiare: «Bisogna scommettere su alcuni valori portanti, tra cui un posto centrale certamente deve averlo la bellezza. Ma, allo stesso tempo, investire personalmente sulle realtà che si seguono: vivere per quindici anni un quartiere definito a rischio non è facile, ma può dare gratificazioni enormi».
La scuola che dirige comprende diversi quartieri di Reggio Calabria: Modena, San Giorgio Extra e San Sperato. A sostenerla nel contrasto alla dispersione scolastica c’è un progetto di cui parla la professoressa Maisano e che si chiama OpenSpace. Sostenuto dalla Fondazione Con i bambini e prevede un vero e proprio lavoro di rete con diverse realtà NoProfit.
Un’idea-pilota che si sta sviluppando simultaneamente a Milano, Bari, Reggio Calabria e Palermo. Come si legge nell’abstact progettuale, « OpenSpace è la risposta partecipata delle scuole, degli attori della società civile e dei ragazzi/e alla frammentazione degli interventi di contrasto alla dispersione».
Ma nel concreto di cosa si tratta? «Una creatura nata dieci anni fa, grazie ad Action Aid proprio a Reggio Calabria, e che si è sviluppata in tutta Italia partendo dal profondo Sud, - spiega la dirigente Maisano - e questo è certamente un motivo di grande orgoglio. Nel corso del tempo abbiamo coinvolto oltre ottocento alunni in diverse attività. Ne cito due: il teatro sociale e la rigenerazione degli ambienti comuni».
Una scuola «che ha superato il pregiudizio decuplicando i propri iscritti: siamo passati da 124 ad oltre 1.200. Il merito è di tutta la comunità scolastica che ha creduto in una visione, quella delle alleanze educative». Già guardando da fuori l’Istituto “Telesio” si può misurare l’impatto degli interventi portati avanti: «La facciata ha assunto un nuovo aspetto grazie a un murales che racconta le tradizioni del quartiere ed è una grande testimonianza. In cinque anni non è stato mai imbrattato e pensare che quel luogo era diventato una sorta di discarica a cielo aperto».
PER APPROFONDIRE: Reggio Calabria nell’era post-Covid: si moltiplicano gli adolescenti chiusi in casa
L’impegno della scuola è, secondo la dirigente Maisano, è anche un impegno politico nella sua accezione più alta: «Ci siamo sostituiti alle Istituzioni e a loro abbiamo lanciato un messaggio preciso: il “bello semina il bello”».
Una cura alle cose che si trasferisce anche alle persone: «Quella bellezza di cui stiamo parlando ha fatto percepire la nostra scuola a misura di studente: quegli ambienti sono lì per ciascun ragazzo». La bellezza, poi, non conosce confini: dalla rigenerazione degli ambienti ha fatto un salto sul palcoscenico, grazie al teatro sociale: «Durante le scene - ha concluso Maisano - abbiamo visto parlare ragazzi che soffrivano di mutismo selettivo; adolescenti sofferenti in virtù dei traumi vissuti sulla loro pelle: cosa c’è di più bello e di accogliente di questo?».
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Il neuropsichiatra infantile e responsabile del Centro di Riabilitazione dell’Associazione Piccola Opera Papa Giovanni di Reggio Calabria approfondisce il tema.
Tanti gli altri temi, interviste e approfondimenti esclusivi presenti sul nuovo numero.